L'attuale ultimo posto della Fiorentina in Serie A fa riemergere i fantasmi di una delle stagioni più assurde e traumatiche nella storia del calcio italiano: il 1992/93. Quella retrocessione rimane un "cold case" calcistico, un evento che sfidò ogni logica sportiva.
Quella Fiorentina, sulla carta, era uno squadrone. Il presidente Vittorio Cecchi Gori aveva investito miliardi per costruire un team da zona UEFA, se non addirittura da vertice. In attacco c'era un giovane ma già devastante Gabriel Omar Batistuta, supportato dal talento cristallino di Francesco Baiano. A centrocampo, il genio e la sregolatezza del tedesco Stefan Effenberg e l'eleganza del danese Brian Laudrup. Una rosa che oggi lotterebbe tranquillamente per la Champions League.
La stagione iniziò benissimo. Alla fine del girone d'andata, la Fiorentina allenata da Luigi Radice era sesta in classifica, in piena corsa per l'Europa, giocando un calcio offensivo e spettacolare (indimenticabile un 7-1 all'Ancona). Poi, all'improvviso, il buio. Dopo una sconfitta casalinga contro l'Atalanta all'inizio del girone di ritorno, Cecchi Gori prese una decisione che ancora oggi i tifosi viola non si spiegano: esonerò Radice. Al suo posto chiamò Aldo Agroppi.
Fu l'inizio della fine. La squadra si sfaldò psicologicamente. Lo spogliatoio, ricco di personalità forti, rigettò i metodi del nuovo tecnico. Iniziò una spirale negativa impressionante, con la squadra che smise letteralmente di giocare. Nonostante i gol di Batistuta (che ne fece 16 in quel campionato), la difesa colabrodo e un ambiente tossico trascinarono i viola verso il baratro.
Si arrivò all'ultima giornata, il 6 giugno 1993, in una situazione drammatica. Per salvarsi, la Fiorentina doveva vincere in casa contro il Foggia e sperare nei risultati favorevoli dagli altri campi. I viola fecero il loro dovere, vincendo per 6-2. Ma il destino fu crudele: l'Udinese pareggiò a Roma e, soprattutto, Brescia e Sampdoria pareggiarono 3-3 in una partita molto chiacchierata. La classifica finale fu una beffa atroce: Fiorentina, Brescia e Udinese chiusero tutte a pari punti (30, nell'era dei due punti a vittoria). Per la classifica avulsa e gli scontri diretti, furono i viola a retrocedere in Serie B.
Una squadra con Batistuta, Effenberg e Laudrup in Serie B. Fu uno shock nazionale. Quella retrocessione rimane un monito potentissimo per il calcio attuale: il talento da solo non basta se mancano coesione, gestione societaria lucida e serenità ambientale. Un avvertimento che la Firenze odierna farebbe bene a ricordare.
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